I TRE PICCOLI INDIANI PELLEROSSA

Questa è la storia di tre giovani amici appartenenti alla tribù dei Sioux. Yukico il più grande, Tenerife ed il piccolo Minorca. I tre inseparabili avventurieri sono i preferiti del capo tribù Toro Seduto e dell’anziano capo spirituale e saggio fra i saggi Aquila Bianca. La tribù vive immersa nella natura, circondata da una magnifica catena montuosa, l’acqua è cristallina e incontaminata, gli alberi secolari profumano l’aria in ogni stagione, e gli animali popolano il territorio in ogni angolo più nascosto.

Yukico aveva circa nove anni, Tenerife quasi otto ed il piccolo Minorca aveva sei anni appena compiuti, quando Aquila Bianca donò ai tre giovani qualcosa di veramente prezioso, sia per l’anziano saggio che li aveva conquistati in passato, sia per i tre amici, che vedevano un oggetto irraggiungibile diventare di loro proprietà.

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Aquila Bianca aveva anche il dono di vedere nel futuro dei suoi cari, aveva percepito che Minorca sarebbe diventato una importante guida spirituale, forse il suo preferito, gli aveva donato il suo corno da richiamo, proprio quel corno che lui aveva usato spesso in situazioni di pericolo; Tenerife era un ragazzino molto vivace, vicino alla natura ed agli animali, sprezzante del pericolo diventerà una valorosa Guida Indiana, e per lui aveva riservato la sua pettorina preferita, costruita con carapace e materiali leggeri ma resistenti, che in molte occasioni lo avevano protetto dagli attacchi di uomini e felini selvatici; Yukico era snello e agile, e spesso lo si vedeva vicino al suo cavallo, era il più simile a Toro Seduto e nella sua visione lo aveva visto seguire le orme del grande Capo, a lui donò il suo Pugnale Bianco, avuto da suo padre alla stessa età, compagno di molte avventure e disavventure, eppure dentro di sé sentiva che quella separazione era stata voluta da una forza naturale che circondava e regolava tutta la vita della tribù.

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Il significato del nome Tenerife era cinghiale impazzito, cosi lo aveva chiamato la sua tribù quando, molto tempo prima, aveva salvato dei piccoli cinghiali inseguiti da un branco di lupi neri.

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Mentre la loro madre era impegnata con il capo branco, gli altri lupi volevano banchettare con i piccoli indifesi. A quel punto intervenne Tenerife, che brandendo un lungo bastone di bambù verde riuscì a tenere a bada i lupi colpendoli sul sedere, non tutti sanno che è il posto più sensibile che hanno i lupi. Li tenne a bada fino all’arrivo di altri cinghiali adulti richiamati dai versi strazianti dei piccoli. Non appena le belve fuggirono, i cinghiali si riunirono attorno a Tenerife, che per nulla impaurito permetteva loro di essere annusato, e non si lamentò neanche quando strofinarono i loro graziosi musetti ruvidi e pungenti persino dietro le sue orecchie.

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Da quel giorno i piccoli e la loro madre non si allontanarono mai troppo da Tenerife, e senza disturbare la tribù facevano spesso visita al giovane Pellerossa. Cinghiale Impazzito fù il nome che si conquistò, poiché raramente Toro Seduto vide un animale combattere e difendersi con più determinazione del suo piccolo amico.

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Era il più grande fra i tre, ma non solo, era il più riflessivo e meno spericolato. Aveva incontrato per la prima volta il suo cavallo all’età di quattro anni. Testardo era il suo nome, era nato dalla cavalla del Capo tribù Toro Seduto, e dalla sua nascita era sempre stato vicino a Yukico, rendendo la vita difficile ai suoi genitori, che più di una volta avevano dovuto condividere la tenda con un puledro, che aveva l’abitudine di russare ed emettere cattivi odori. Era l’indiano che cavalcava meglio di tutti, era il più veloce, e quando stavano insieme sembravano capirsi senza nemmeno esprimere parole, suoni o gesti. Il significato del nome Testardo non è poi così difficile da intuire, quando si metteva in testa una cosa la doveva portare a termine, che si trattasse di una gara di corsa o di dormine con Yukico.

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Vento Nei Capelli il significato del nome del suo padroncino, li teneva sciolti e lunghi fino a metà schiena, sembravano fili di seta nera, e quando cavalcava si muovevavo nel vento riflettendo la luce del sole. Tutte le donne lo guardavano incantate quando cavalcavano nel vento, come se danzassero con le forze della natura. Quando riuscivano a prenderlo e a convincerlo gli facevano lunghe trecce e code che però non duravano a lungo, infatti i suoi amici lo portavano subito al ruscello e tutto ritornava al suo posto.

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La Custode della Grande Vetta, cosi chiamavano la grande orsa Grizzly che abitava sulle pendici della vicina montagna, territorio della tribù dei Sioux. Non solo proteggeva il suo territorio dalle altre tribù che avrebbero potuto attaccarli, ma lo rendeva inavvicinabile a tutti gli esseri umani, che la vedevano da lontano, ma non osavano avvicinarsi. Intelligente, feroce e vendicativa, ma anche una tenera e affettuosa madre nei confronti del suo ultimo piccolo nato. Dalla pianura li vedevano spesso e Piccolo Orso, così lo avevavo chiamato, era molto incuriosito dalle attività degli uomini, e Minorca era sempre più attirato dalla loro presenza, anche se Toro Seduto gli aveva proibito di entrare nel loro territorio. L’orsa lo avrebbe potuto sbranare, gli rammentava spesso.

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Le forze naurali che circondavano la tribù fecero incontrare Piccolo Orso e Minorca in una giornata calda di primavera, entrambi giocavano a rincorrere le farfalle quando si incontrarono scontrandosi. La loro testa dura batte così forte che tutte le farfalle si alzarono in volo. Come se nulla fosse accaduto continuarono a giocare insieme, prima rincorrendo le farfalle e poi giocando a fare la lotta come due fratelli. Nessuno dei due si accorse che Mamma orsa li stava controllando da vicino e sicuramente non si accorsero neanche che Aquila Bianca li stava seguendo da lontano. Da quel giorno Minorca poteva andare da Piccolo Orso quando voleva, e tutta la tribù sapeva che era ben protetto dalla grande guardiana. La prima grande nevicata dell’anno arrivò prima del solito e gli orsi erano impreparati ad affrontare il lungo inverno, si rinchiusero comunque nella loro tana per immergersi in un lungo letargo.

Il piccolo indiano chiese aiuto a tutti i suoi amici, si procurò tutto il cibo non indispensabile e lo porto nella profonda grotta dove mamma orsa era sempre più magra e affamata. Non era per nulla impaurito e venne accolto con entusiasmo dal buffo e puzzolente amico peloso, mamma orsa lo accolse come un cucciolo smarrito che aveva ritrovato la strada di casa, leccandolo a lungo per dimostrargli la sua gratitudine. Quando scese dalla montagna e fece ritorno dalla sua famiglia, puzzava di orso così intensamente che i cavalli si innervosirono a tal punto che tutta la tribù si mobilitò per calmarli. E da quel giorno gli diedero il nome di Minorca che nella loro lingua significa Piccolo Orso.

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Quando Toro Seduto era in giovane età aveva avuto l’occasione di conoscere Tanka, un ragazzo appartenente alla tribu’ degli Shoshoni, loro vicini di territorio. Fra i due si era instaurata una grande amicizia e insieme avevano condiviso una forte esperienza di vita. Tutto iniziò molto tempo fà, e Toro Seduto, che ancora non aveva conquistato l’attuale nome, si era coraggiosamente inoltrato nella Foresta Nera. Un pericolo costante vi si nascondeva all’interno oltre a lupi ed orsi, si nascondevano infatti i Cani Sciolti, ovvero indiani esiliati dal proprio popolo perchè colpevoli di violente azioni verso gli uomini o la natura.

Cervo nobile

Il giovane Toro Seduto stava seguendo un cervo adulto che si era addentrato nel fitto della foresta, lo voleva colpire con il suo famoso arco e le sue frecce infallibili. Non si era accorto che il sole era ormai basso e il sentiero verso casa era lontano, e quando cadde in una profonda buca si accorse che era impreparato e si arrabbiò come un animale chiuso in gabbia.

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Era una trappola per orsi profonda e con lance appuntite che avrebbero tolto la vita a qualsiasi grande animale, ma fortunatamente avevano solo causato qualche graffio al giovane Pellerossa ancora inesperto.

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Le sue grida di rabbia arrivarano con la velocità del vento ai Cani Sciolti che lo tirarono fuori come si branca un coniglio nascosto nella propria tana. Lo legarono stretto ad un albero senza cibo ne acqua, e si prepararono per passare la notte. Non avevavo lasciato nessuno a fare la guardia, erano sicuri che non avrebbero ricevuto visite nel loro covo inespugnabile, e già si pregustavano la ricca ricompensa che avrebbero ricevuto per il figlio del Capo Tribù dei Sioux.

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Quella sera il vento portò quelle grida di rabbia simili al ruggito di un orso abbastanza lontane per essere udite da un altro giovane coraggioso, un tipetto che passava intere giornate a costriure tane sugli alberi e passaggi sopraelevati, per lo più invisibili o nascosti dalle fronde dei grandi alberi. Per questo motivo la sua tribù lo chiamò Tanka, ovvero bambino sull’albero.

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Fin dalla sua tenera età trascorreva le giornate a cacciare dagli alberi, dormiva spesso fuori e causava ai suoi genitori tante notti insonni. Infatti stavano spesso svegli fino a tardi per andarlo a cercare. Suo padre aveva infine ceduto a questa sua naturale indole e gli aveva donato il suo coltello da battaglia, in modo da potersi difendere in caso di pericolo.

La madre gli aveva messo al collo un medaglione magico che aveva avuto da sua mamma Nuvola Rossa; la tradizione raccontava che tale medaglione rendesse invisibile, chi lo indossava, in caso di bisogno.

Senza esitare un attimo Tanka si mosse nella notte come solo lui sapeva fare, e senza destare l’attenzione neanche dell’animale più attento si rese conto di che cosa era successo.

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Si muoveva come un’ombra, e i rumori che faceva erano coperti dai suoni della vegetazione, come se una forza naturale lo seguisse e lo proteggesse. Da subito cercò di catturare l’attenzione del giovane legato facendo il verso dul gufo reale, e una volta riuscito a farsi notare si calo’ dall’albero per slegarlo e portarlo via con sé. Toro Seduto lo seguì senza indugiare, il suo istinto gli diceva di seguirlo come si segue un fratello e presto si trovarono a scappare inseguiti dai Cani Sciolti. Le abilità dei due ragazzi li portarono presto vicini al campo degli Shoshoni che era ben difeso da guardie armate. Il verso segreto di aiuto di Tanka fece destare il padre e gli zii che da lontano lo sentirono e partirono per il soccorso.

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Non ci fu nessuno scontro quella notte, i Cani Sciolti scapparono ancor prima di avvicinarsi al campo; con la coda fra le gambe se la presero gli uni con gli altri per essersi fatti scappare un bottino cosi facile. Da quel giorno i due avventurieri si promisero amicizia per tutta la vita, e le due tribù fecero un patto di alleanza voluto dalle forze della natura che li avevano fatti incontrare.

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Nuvola Rossa era molto anziana ormai, ma fin da piccola aveva seguito sua nonna materna da sempre, dopo lo svezzamento materno l’aveva seguita gattonando ovunque, e già dopo alcuni anni aveva imparato l’arte della raccolta delle piante guaritrici, sapeva maneggiare le piante magiche e quelle allucenogene, raccoglieva funghi velenosi e li trasformava per creare cure per gli uomini e per gli animali.

Le avevano dato lo stesso nome appartenuto a sua nonna, ma prima che morisse era accaduto uno dei pochi casi in cui gli indiani riconoscono che lo spirito di una vecchia saggia fortifica un’altra persona già in vita.

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Nuvola Rossa era sempre stata una giovane di buon cuore, curava tutti gli esseri viventi amici e nemici. Gli capitava sovente di lasciare il suo territorio per aiutare tribù molto lontane e Capi Tribù che erano acerrimi nemici di suo padre.

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Per questo era considerata la guaritrice di tutti gli uomini e aveva sul suo petto il lasciapassare di tutti i popoli del Nord America. Quando viaggiava lontano era seguita da una aquila dalla testa bianca che avvisava gli animali selvatici che ancora non la conoscevano, infatti durante i suoi lunghi viaggi le capitava di soccorrere grandi e piccoli animali.

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Durante la Sua lunga vita aveva avuto due mariti e tanti nipoti, ma quando nacque la sua ultima nipote fece un bellissimo sogno, era avvolta da una coperta di fiori profumati e vellutati, dai colori che andavano dal celeste del cielo al giallo del fuoco, si sentiva giovane e forte come un tempo, come se una nuova vita le fosse stata regalata. Quel giorno la chiamarono per farle conoscere la sua nuova nipotina, la prese fra le braccia, la sua pelle era vellutata come la coperta di fiori sognata poche ore prima, il suo profumo era quello degli stessi fiori, e quando aprì gli occhi, in lei, vide il colore del cielo ed il colore giallo del fuoco che aveva sognato.

Il campo fiorito

La chiamò Fiorellino, e riconobbe in lei le stesse qualità che si tramandavano di nonna in nipote. Era finita l’epoca di Nuvola Rossa ed una nuova stava per cominciare.

Tanka e Fiorellino si erano conosciuti in tenera età, appartenevano alla stessa tribù ma da ragazzini avevano preso strade diverse. Fiorellino seguiva la nonna ovunque, voleva apprendere l’arte medicale il più possibile e nel tempo libero sperimentava nuovi unguenti e olii vegetali. Tanka si avventurava spesso nella foresta e a volte non si vedeva per giorni interi.

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In un caldo giorno di primavera, durante la loro adolescenza, Fiorellino seguì il suo istinto e si fece guidare da un gruppo di grandi farfalle colorate che si posarono vicino ad un prato dall’erba molto alta; facendosi strada con le mani per non graffiarsi il viso non vide una grande pietra che la fece cadere. L’atterraggio fu morbido e caldo, si sentì subito avvolta da un’aurea che la proteggeva e la scaldava, era caduta sul corpo addormentato di Tanka. Lui si svegliò immediatamente, ma il profumo della giovane donna era dolce e inebriante, e in lui mille ricordi di quando era piccino si risvegliarono, si calmò immediatamente e abbraccio forte Fiorellino come se fosse il gesto più normale al mondo.

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I loro sguardi si incontrarono poi anche le loro labbra. Tornarono al campo verso sera, mano nella mano, chi li vedeva camminare sapeva che da quel momento sarebbero stati per sempre insieme ; Nuvola Rossa rivelò ad entrambi che Yuma sarebbe nato presto, il loro primo genito.